Noi tutti.

Noi 100 sorteggiati, rappresentiamo la popolazione sudtirolese ed altoatesina.

Questa procedura di rappresentanza porta inevitabilmente anche a rappresentare i conflitti, le contraddizioni e le tensioni che ancora esistono nella nostra piccola società.

Da piccolo pensavo che non si potesse avere idee diverse dalle mie o che altre opinioni fossero sbagliate.Crescendo ho capito che si potevano avere idee diverse dalle mie o che alcuni concetti che credevo giusti alla fine non lo erano.

 Insomma, potevo avere torto.

Mi sono preso il tempo di leggere tutte le relazioni di quanto è venuto fuori negli Open Space, luoghi in cui: ”…tutti i cittadini residenti in Alto Adige hanno la possibilità di partecipare, riflettere e discutere sulle questioni che riguardano il loro futuro e quello della società in Alto Adige”

E qui di opinioni e proposte contrarie alle mie ne ho trovate parecchie, anti storiche e anti europeiste, di chiusura e di divisione.

Però il disagio che esprimono ha un fondo di verità, disagio presente, inutile negarlo, in entrambi i gruppi etnici.

Facciamo un po’ di chiarezza però, innanzi tutto dobbiamo rimanere sulla strada già segnata, lo stesso Kompatscher ha più volte chiarito che i principi dell’Autonomia, il bilinguismo, la proporzionale, l’interpretazione dell’art. 19 ecc, non potranno essere messi in discussione mentre negli Open Space si è spesso confusa la proposta di una riforma dell’autonomia con la richiesta dell’autodeterminazione, si è invocata la separazione etnica, la toponomastica monolingue, l’art.19 ecc. tutto questo perché il dialogo avviene tra simili, gli Schutzen con gli Schutzen, la destra con la destra e le sinistre con le sinistre, ci si carica e ci si da ragione solo tra simili, senza dialogare con l’altro, mentre occorre arrivare ad una sintesi il più possibile condivisa. Così come hanno fatto coloro che ci hanno preceduto e che lo Statuto l’hanno scritto, permettendoci di avere la nostra Autonomia. Autonomia difesa anche da molti altoatesini di lingua italiana, sia chiaro, ma qui il discorso si farebbe molto più lungo.

E’ un grande lavoro di mediazione e di condivisione che ci aspetta, di reciproco dialogo e comprensione. Sarà impegnativo e difficile.

Io sono speranzoso che alla fine si capisca che la conoscenza e l'apertura verso “l'altro” è un valore aggiuntivo non una perdita d'identità.

Buon lavoro a tutti.

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