Proposte e riflessioni per un nuovo Statuto d'Autonomia

Verso un nuovo Statuto d’Autonomia

Da quando è stato emanato il Secondo Statuto d’Autonomia del Trentino Alto Adige, la società altoatesina ha vissuto profondi cambiamenti politici, economici e sociali, quali per esempio: la creazione dell’UE; l’importanza assunta dalla lingua tedesca nell’Unione Europea e nell’economia Europea; la trasformazione del tessuto produttivo altoatesino, per cui l’agricoltura e il turismo, tradizionalmente nelle mani delle comunità di lingua tedesca e ladina, sono diventati fra i settori economici più importanti dell’Alto Adige; l’aumento di famiglie composte da persone appartenenti a gruppi linguistici diversi; e lo stabilirsi nel territorio di persone provenienti da altri paesi europei ed extraeuropei, che oggi rappresentano circa l’8% della popolazione altoatesina, quasi il doppio della popolazione di lingua ladina.

Alla luce di questi cambiamenti di seguito presento una serie di proposte e spunti di riflessione per modernizzare e adeguare ai tempi correnti il sistema autonomistico altoatesino. Queste proposte si basano sul presupposto della necessità di modificare la ratio e la filosofia sottostante al Secondo Statuto d’Autonomia. Infatti, lo Statuto del 1972 ha come fine ultimo la protezione delle minoranze linguistiche presenti in Alto Adige, in particolare quella di lingua tedesca. Conseguentemente lo Statuto è stato scritto prevalentemente come un insieme di meccanismi istituzionali per garantire questa protezione. Tale fine è stato raggiunto con successo, soprattutto con una serie di misure per garantire accesso al potere a tutti i gruppi (maggioritari e minoritari) in cui si divide la società. Allo stesso tempo, si sa, molte di queste misure hanno teso a cristalizzare le divisioni linguistiche e mantenere separati i gruppi linguistici, a discapito dell’integrazione fra persone appartenenti a gruppi diversi. Di conseguenza mentre gli altoatesini appartenenti a gruppi linguistici diversi coabitano nella stessa terra, per molti aspetti della loro vita continuano a condurre esistenze in parte parallele.

Le seguenti proposte esprimono il bisogno di passare da uno Statuto finalizzato alla protezione delle minoranze linguistiche e della loro diversità a uno Statuto che abbia l’obiettivo di valorizzare (piuttosto che solo proteggere) la diversità linguistica-culturale presente in Alto Adige. Il punto di partenza di questa nuova ratio è la consapevolezza che nei decenni scorsi ha iniziato a svilupparsi un’identità territoriale che accomuna tutti gli altoatesini indipendentemente dal loro gruppo linguistico di appartenenza, e che ormai, prima di essere di lingua italiana, tedesca o ladina, chi abita in Alto Adige è innanzitutto un altoatesino. Inoltre in varie ricerche, indagini e iniziative molti altoatesini hanno manifestato il bisogno di migliorare la convivenza e l’integrazione fra i gruppi linguistici. Ottenuta la pace etnica/linguistica grazie al Secondo Statuto d’Autonomia, è necessario un nuovo Statuto che non sia solo un insieme di misure per proteggere le minoranze e garantire loro l’autogoverno. Piuttosto le seguenti proposte disegnano uno Statuto concepito come una carta di valori che prenda in considerazione le caratteristiche specifiche del territorio, e in cui tutti coloro che vivono in Alto Adige, tutti gli altoatesini, indipendentemente dalla loro affiliazione linguistica, ideologia o credo religioso, si possano riconoscere. Uno Statuto che, rafforzando lo sviluppo di un’identità territoriale comune che si sovrappone alle distinzioni linguistiche, favorisca, invece di rallentare, l’integrazione dei gruppi linguistici e incoraggi una vera valorizzazione della diversità slegata da timori protezionistici, al fine di creare una società imperniata non solo sulla coesistenza, ma anche sul vivere insieme e sul condividere. 

Le proposte sono divise in tre parti; la prima parte si riferisce a questioni generali; la seconda agli aspetti istituzionali; e la terza parte si concentra sulle politiche linguistiche e le misure che influiscono sulla convivenza e i rapporti fra i gruppi linguistici. Per alcune proposte mi sono ispirato ad altre esperienze nazionali e internazionali in materia di autonomia e protezione di comunità linguistiche, in particolare le proposte per un Terzo Statuto speciale di Autonomia elaborato da M. Carli, G. Postal e R. Toniatti per la Provincia di Trento e lo Statuto d’Autonomia della Catalonia approvato nel 2006.

 

QUESTIONI GENERALI

  1. Si dovrebbe aggiungere un preambolo allo Statuto d’Autonomia. Tale preambolo dovrebbe contenere brevi riferimenti storici alle vicende altoatesine, e i riferimenti giuridici nazionali e internazionali su cui si basa lo Statuto, in particolar modo l’accordo De Gasperi-Gruber, valorizzandone la sua unicità nel panorama storico-internazionale. Inoltre il preambolo dovrebbe enunciare i valori e i principi fondamentali su cui si basa lo Statuto, quali la valorizzazione della diversità, il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo indipendentemente dal gruppo linguistico d’appartenenza, dal background culturale, dall’appartenenza di genere e dallo status sociale, e il principio di sussidiaretà. Si dovrebbe poi specificare il ruolo, lo status e le specificità dell’Alto Adige nel panorama, storico, culturale e istituzionale italiano. Infine il preambolo dovrebbe contenere un riferimento al ruolo e finalità dell’Alto Adige nel panorama europeo e internazionale.

 

  1. Lo Statuto dovrebbe contenere una lista dettagliata dei diritti e doveri di tutti coloro che abitano in Alto Adige e delle autorità altoatesine, divisa per settori (civili, politici, sociali, linguistici-culturali). Il fine di tale lista è duplice: da una parte ha il compito di indirizzare l’azione di governo; dall’altra far sì che lo Statuto sia non solo un oscuro documento giuridico-politico sconosciuto ai più (come è il Secondo Statuto d’Autonomia) e da invocare prevalentemente per motivi etnici; ma sia un documento vivo, qualcosa che tutti conoscano e a cui tutti possano fare riferimento in tutte le loro attività quotidiane. Includendo una descrizione dei diritti e doveri degli altoatesini lo Statuto potrebbe diventare un simbolo in cui tutti coloro che abitano in Alto Adige possano riconoscersi e con cui rafforzare il loro attaccamento al territorio e alle istituzioni altoatesine.

 

  1. Le norme sull’organizzazione delle istituzioni pubbliche regionali e provinciali dovrebbero essere precedute da un riferimento ai diritti e principi fondamentali alla guida dell’azione di governo. Il secondo Statuto d’autonomia accenna solo all’armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica, il rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali (specificando quello della tutela delle minoranze linguistiche locali) e le norme fondamentali delle riforme economico-sociali della Repubblica. È necessario un riferimento più diretto ai principi e valori fondamentali che devono guidare l’attività delle istituzioni pubbliche locali, quali libertà, uguaglianza, coesione sociale, e valorizzazione della diversità. 

 

ASSETTO ISTITUZIONALE

  1. Le competenze legislative provinciali dovrebbero essere allargate in nome del principio di sussidiarietà così come regolato dall’articolo 118 della Costituzione italiana. In particolare le materie in cui la Provincia ha al momento competenza concorrente dovrebbero diventare di competenza esclusiva della Provincia. Più che elencare le competenze della Provincia, il nuovo Statuto dovrebbe elencare le materie in cui lo stato mantiene la competenza esclusiva, specificando che la Provincia ha competenza in tutte le altre materie. Inoltre lo statuto dovrebbe contenere anche la possibilità che queste materie di competenza esclusiva dello stato possano essere delegate in futuro alla Provincia.

 

  1. Va ridisegnato il ruolo della Regione, che è rimasta con pochissime competenze ed è un organo istituzionale non molto significativo. La Regione rimane comunque un organo di particolare importanza simbolica poiché da una parte rappresenta il legame tra la Provincia di Bolzano e l’apparato istituzionale statale; e dall’altra raffigura il legame tra la Provincia di Trento con l’Alto Adige - legame che ha giustificato originariamente l’autonomia trentina. A tal fine le competenze della Regione dovrebbero essere delgate alle due Provincie di Bolzano e Trento e la Regione dovrebbe essere trasformata in un luogo d’incontro e collaborazione obbligatoria per le istituzioni di governo delle due Provincie (Giunta/assessori e Consiglio) al fine di sviluppare forme di collaborazione e coordinare le loro politiche in materie di comune interesse. Questi incontri e attività di collaborazione si potrebbero svolgere un determinato numero di volte all’anno all’alternativamente nei due territori provinciali. Per svolgere tale funzione la Regione non avrebbe bisogno di un’organizzazione propria, ma potrebbe usare le risorse delle due Provincie.   

 

  1. L’articolo 107 sulle commissioni paritetiche dei sei e dei dodici va elaborato ulteriormente. Queste commissioni, da istituti provvisori per emanare le norme di attuazione dello Statuto, sono diventate lo strumento principale per lo sviluppo dell’autonomia altoatesina. È perciò necessario introdurre nuove norme per migliorare la trasparenza e il controllo da parte degli altoatesini sia per quanto riguarda la nomina dei membri delle commissioni sia la loro attività.

 

  1. Il nuovo Statuto dovrebbe fare riferimento specifico all’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino e riconoscere la facoltà della Provincia di promuovere e partecipare ad accordi di cooperazione transfrontaliera nelle materie di sua competenza. Inoltre dovrebbe essere riconosciuta la possibilità per la Provincia di delegare alcune delle proprie competenze a istituzioni transnazionali legate all’Unione Europea. 

 

POLITICHE LINGUISTICHE E PER LA CONVIVENZA

  1. È necessario integrare con ulteriori articoli il Titolo XI dello Statuto su uso della lingua tedesca e del ladino. Al momento lo Statuto contiene solo misure per proteggere e garantire l’uso della lingua tedesca (e in misura minora quella ladina) nei rapporti con gli uffici giudiziari e con gli organi e uffici della pubblica amministrazione e con i concessionari di servizi di pubblico interesse. Tale protezione e uso sono stati ottenuti con l’uso di documenti e toponomastica bilingui e prevalentemente con l’obbligo per i funzionari pubblici di avere una certificazione che attesti la conoscenza dell’altra lingua. In tal modo le politiche linguistiche altoatesine si sono concentrate sul possesso della certificazione linguistica come pre-requisito per accedere al pubblico impiego, piuttosto che favorire lo sviluppo di una società e popolazione bilingue. Tale politica ha avuto due effetti negativi. Innanzitutto, ottenere la certificazione è diventato la fine di un processo d’apprendimento (che può anche regredire) piuttosto che l’inizio di una condizione di bilinguismo da coltivare e mantenere. Come conseguenza, in alcuni settori pubblici il livello di bilinguismo è insoddisfacente. Inoltre, parte della popolazione altoatesina non ha un’adeguata conoscenza dell’altra lingua e lo Statuto non ha creato le migliori condizioni affinché tutti gli altoatesini potessero diventare bilingui. Chi non conosce entrambe le lingue, però, non vive pienamente la società altoatesina e le sue opportunità nel campo sociale, economico e culturale. Per superare queste problematiche e anche al fine di garantire a tutti gli altoatesini pari opportunità, un nuovo Statuto dovrebbe non solo proteggere le lingue “minoritarie” ma anche contenere misure per valorizzare e promuovere il carattere bilingue (italiano-tedesco) dell’Alto Adige. In particolare si dovrebbe sancire che tutti gli altoatesini hanno il diritto al bilinguismo (il diritto a conoscere la lingua italiana e la lingua tedesca) e che le istituzioni provinciali devono prendere adeguate misure per garantire tale diritto. Il nuovo Statuto deve sancire il passaggio dall’obbligo di bilinguismo per documenti, toponomastica e funzionari al diritto di bilinguismo per gli altoatesini.

 

  1. Si raccomanda di modificare l’articolo 19 dello Statuto, che prevede l’insegnamento nelle scuole materne, elementari e secondarie impartito nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella materna. Tale misura è stata eseguita con la creazione di sistemi scolastici distinti: uno in lingua italiana e uno in lingua tedesca. L’articolo va riscritto in modo da permettere senza dubbi istituzionali la creazione di una scuola bilingue aperta a tutti gli altoatesini indipendentemente dalla loro madrelingua. A tal fine un nuovo Statuto dovrebbe specificare che gli alunni altoatesini hanno il diritto di ricevere un’educazione in italiano e/o tedesco in base alle loro preferenze, e il diritto di non essere separati in scuole e classi diverse in base alla loro madrelingua.

 

 

  1. Sarebbe necessario modificare l’articolo 19 dello Statuto al fine di migliorare l’insegnamento e l’apprendimento della lingua italiana e della lingua tedesca nelle scuole altoatesine. A tal fine il nuovo Statuto dovrebbe specificare che gli alunni altoatesini hanno sia il diritto sia il dovere di avere un’adeguata conoscenza delle due lingue a chiusura della scuola dell’obbligo. La definizione dell’apprendimento delle due lingue come diritto rappresenta uno stimolo per le autorità provinciali per migliorare ulteriormente l’offerta degli strumenti educativi per diventare bilingui. La definizione della conoscenza adeguata delle due lingue come dovere rappresenta un incentivo affinché gli studenti altoatesini considerino la lingua seconda (italiana o tedesca) non più solo come materia di studio, ma come un elemento necessario, al pari della conoscenza della lingua madre, per essere membri effettivi della società altoatesina.

 

  1. L’articolo 19 dovrebbe essere modificato per porre fine all’esistenza di intendenze scolastiche separate per gruppi linguistici. Tale separazione non ha favorito lo sviluppo di programmi di collaborazione fra le scuole. Inoltre ciascun apparato scolastico ha sviluppato propri curriculum scolastici; quello delle scuole in lingua italiana indirizzato prevalentemente verso la cultura italiana; e quello delle scuole in lingua tedesca orientato verso il mondo tedesco. Di conseguenza in alcuni casi la conoscenza della storia e cultura locale e del punto di vista dell’altro gruppo linguistico rimane limitata. Un'unica intendenza che amministri tutti i tipi di scuole favorirebbe lo svolgimento di attività in comune, incluso la condivisione degli spazi architettonici, e lo sviluppo di un curriculum scolastico altoatesino che possa offrire a tutti gli studenti altoatesini riferimenti culturali e storici simili, migliorando la reciproca comprensione e la convivenza. Inoltre è necessario inserire un progressivo obbligo di bilinguismo per i docenti e il personale amministrativo delle scuole, senza però precludere la carriera di chi ha già iniziato a lavorare nel sistema scolastico.

 

 

  1. Si dovrebbe intervenire su quelle misure che enfatizzano la separazione fra i gruppi linguistici e che non riconoscono che la popolazione altoatesina è anche composta da persone mistilingue e con background migratorio. In particolare va modificato l’articolo 89(3) dello Statuto, alla base del cosiddetto meccanismo della proporzionale nell’impiego pubblico. Il principio meritocratico, insieme a un adeguato livello di bilinguismo (e trilinguismo per gli uffici collocati nelle località ladine) devono essere i criteri principali per determinare le assunzioni nell’impiego pubblico. Il meccanismo della proporzionale potrebbe essere mantenuto solo come meccanismo eccezionale per aggiustare eventuali situazioni di grave disequilibrio che si potrebbero creare in futuro in alcuni settori pubblici.  

 

  1. Si dovrebbe eliminare la norma che richiede il requisito della residenza nel territorio regionale per un periodo ininterrotto di quattro anni per esercitare il diritto elettorale attivo in Provincia di Bolzano; o almeno di ridurre a un anno il periodo di residenza richiesto.

 

 

Bolzano, 29/02/2016

 

Andrea Carlà

 

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Kommentare

Ciao Andrea, hai scitto un romanzo intero....mai pensato di discutere le tue riflessioni ad un open space?
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Ciao Kevin, scusa se rispondo solo adesso. comunque, si, qualche riflessione l'ho presentata anche all'open space
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Cresciuto a Bolzano
Laurea in scienze politiche e corso post-laurea per carriere diplomatiche ed internazionali presso l'Università di Bologna
PhD (dottorato) in Politics presso la New School for Social Research di New York
Dopo quasi dieci anni all'estero ritorna a Bolzano ed è attualmente ricercatore
Coniugato e padre di due figli