CULTURA IN ALTO ADIGE:
in "Crescere insieme", rivista del CLS, n.1, ottobre 2001
Riflettendo sulla promozione culturale in questa terra ci si trova inevitabilmente di fronte ad aspetti del tutto peculiari, propri di una regione dove s’incontrano due grandi culture europee, ma anche ai nodi fondamentali oggi in discussione in quasi tutti i paesi occidentali.
Tre comunità culturali in un piccolo territorio sono un impegno gravoso, perché saper governare le differenze è difficile e quasi inconsapevolmente scatta la tendenza a voler vedere tutto uguale. Per questo e per nobile, ma spesso astratto idealismo, nel dibattito pubblico le differenze sono comunemente viste come un problema, piuttosto che come un`opportunità. E´ difficile, in tempi in cui si ricercano le semplificazioni, far comprendere che non esiste solo la separazione dei gruppi da abbandonare, ma anche margini di autonomia da mantenere oppure che il contrario della separazione non e` l` integrazione, vale a dire un’astrazione che non trova esempi da nessuna parte del globo. Seguendo concetti facili e alla moda si perde di vista il principale obiettivo, cioè il dialogo, l’avvicinamento e il confronto. Le culture si sviluppano con essi. Dietro le lingue ci sono radici profonde, patrimoni culturali sterminati. La lingua, per dirla con Marco Paolini, non è solo il modo di chiamare le cose, sono le cose stesse. Per non passare da un eccesso all` altro occorre quindi lavorare per superare le separazioni, ma anche non illudersi che tutto quello che è misto è per ciò solo buono, con il rischio di dimenticare che nell`arte e nella cultura è buono ciò che risponde a stringenti criteri di qualità. La nostra provincia non è il centro del mondo: i nostri temi sono, in misura amplificata i temi del dibattito culturale europeo. Scrive John Tusa, illuminato direttore del Barbican Centre, nel suo imperdibile libro Art Matters - Reflecting on Culture: "Nessuno vorrebbe sentire un Eurocompositore che abbia lavorato secondo le direttrici emanate dalla Direzione per la cultura dell`Unione, magari qualcuno che abbia il senso dell` umorismo tedesco, l`organizzazione di un italiano, il coraggio di sperimentare di un belga, lo sguardo in avanti di un inglese".Alcuni linguaggi e convenzioni stilistiche sono ormai patrimonio di tutti , ma oltre questa unità stanno le importanti differenze e sensibilità. Prosegue l’analisi di John Tusa: "Nessun inglese potrebbe aver scritto Delitto e castigo, nessun russo si sarebbe preoccupato di scrivere Ragione e sentimento, nessun tedesco avrebbe potuto concepire il Don Chisciotte" (T.d.a.). Il pubblico e` interessato, oggi come non mai, alle differenze. Lasciato il tema di cui sempre troppo spesso si parla, e` possibile affrontare una panoramica dei principali nodi, propri di molte regioni italiana ed europee.
Gli spazi per la cultura.
Sono molti i nuovi spazi per le attività culturali realizzati negli scorsi anni. Da oggi si pone il problema dei costi affinchè al loro interno ci sia un’offerta qualitativamente adeguata alla bellezza dei loro esterni: non si possono costruire teatri e sperare solo che l’associazionismo vi organizzi qualche recita. Coerenza vuole che i bilanci tengano conto delle nuove esigenze. Si pone quindi la necessità di una pianificazione dell’utilizzo dei nuovi spazi, la loro messa in rete e l’individuazione di accessi privilegiati per consolidare le realtà attive nel territorio. Oggi la via del contenitore a disposizione di chi ne fa richiesta è da superare. Il settore pubblico, fin troppo presente nel campo economico, ha più evidenti doveri in quello culturale, a volte non assolti in ossequio ad un non corretto concetto di sussidiarietà. L’amministrazione pubblica ha il dovere di scegliere, orientando la scena culturale, favorendo le sperimentazioni. Il sistema prescelto dalle più avanzate normative è quello delle residenze. Significa che per una sala o uno spazio culturale viene individuato un soggetto particolarmente qualificato che avrà occasione di svilupparsi, trovando una casa dove potersi esprimere con una priorità dell’assegnazione degli spazi rispetto a soggetti terzi e con tariffe agevolate. Ovviamente la residenza va assegnata con procedure trasparenti e una scadenza cui seguono verifiche circa i risultati. La scelta, apparentemente egualitaria di rendere lo spazio disponibile a chi prima lo chiede è da superare, frutto di una malintesa parità di trattamento che nasconde la poca confidenza con la responsabilità per lo sviluppo culturale.
La spesa in cultura.
L’impegno per il progresso culturale della popolazione, per la conquista ai consumi culturali di nuovi pubblici, per la ricerca, per la intermediazione tra patrimonio culturale e fruitori è in gran parte vero investimento nel capitale umano, quindi strutturale: non più "spesa corrente", come spesso è quasi riduttivamente affermato. Non è qui il caso di approfondire i grandi risultati in termini di sviluppo economico e attrazione di investitori dati dall’incremento della spesa in cultura. Posso trascrivere una emblematica frase di Albert Einstein, iscritta per mesi a caratteri giganteschi nella nuova Tate Gallery a Londra: "Il vero test per la vitalità di una città non è il suo business, ma è la sua arte".
L’innovazione.
Spesso si sente dire che la cultura ha bisogno dell’innovazione, ma nella pratica è difficile ricordarsi che promuovere cultura dal punto di vista pubblico significa anche assumersi rischi e soprattutto dare sostegno all’arte di oggi. Il paradosso della cultura sta nel desiderio, evidente di larghi strati della popolazione, di rivedere quanto già conosciuto e ignorare il nuovo. Così avrà sempre pubblico l’anziana ballerina che danza fino a quando non cade a pezzi, il violinista che ormai rischia di vedersi staccare il braccio, e così per buona parte di quello che orgogliosamente chiamiamo "meraviglioso patrimonio culturale" e che assomiglia sempre più ad un rito e non più a qualcosa di vivo. In ogni caso l’offerta artistica tradizionale ha le sue consolidate istituzioni e la rete di associazioni cui non deve mancare il sostegno. Resta indispensabile per gli enti pubblici aumentare il proprio impegno a favore della conoscenza e degli sviluppi artistici attuali, altrimenti la nostra epoca lascerà ben poco di se ai posteri e cammineremo con la testa rivolta all’indietro. A molti sembrano scelte ancora impopolari, tuttavia i segnali più incoraggianti vengono dalla nostra città: il successo di Bolzano danza, rassegna contemporanea che ha raccolto gli applausi più commossi proprio sugli spettacoli più contemporanei, il recente successo di Transart e di ogni iniziativa che porti nuovi stimoli, accesso ai linguaggi della tecnologia.
I nuovi pubblici.
I sociologi lo hanno finalmente evidenziato, ma i buoni osservatori lo avevano già notato, siamo in pieno boom dei consumi culturali, con fenomeni fino a poco tempo fa impensabili. Il distacco dall` impegno politico e altri fattori hanno portato larghe fasce di popolazione a ricercare consumi di intrattenimento che possano arricchirli spiritualmente e socialmente. Soddisfare la nuova e pressante domanda non è compito facile, significa saper evitare sia chi propone attività buone solo per l’autocompiacimento del proponente, sia i facili spettacoli che promettono migliaia di persone, sul genere dell`orchestra paesana. Per i primi occorre ricordare che è ora di farsi carico del danno culturale che portano le sedie vuote, per i secondi che la Ferilli senza reggiseno porta un numero ancora maggiore di interessati, ma non è cosa per gli assessorati alla cultura.
Imparare qualcosa, saperne di più.
Ripeto spesso che una iniziativa culturale oggi ha successo, cioè convince una persona ad uscire di casa e pagare un biglietto, se soddisfa contemporaneamente due desideri: provare un’emozione ed imparare qualcosa. Questo secondo aspetto è stato a lungo sottovalutato. Grande è lo spazio per una sinergia tra istituzioni culturali e agenzie di educazione permanente, per una preparazione organizzata del pubblico. Altrettanto grande è il vuoto da riempire per registi, artisti, direttori d’orchestra. Non basta più pensare "io comunico con la mia opera", il bisogno di capire si è allargato. L’idea dello spettacolo come rito che si avvia con l’apertura del sipario è in molti casi invecchiata. La cultura sarà sempre meno celebrativa, consumata, come osserva Michele Trimarchi, per dire "ci sono stato", ma consumata invece perché risponde a un’esigenza informativa e di conoscenza molto forte. Una fondamentale occasione è data dalla confidenza di tanto pubblico con il video. L’immagine commentata, le tecniche sviluppate dalla televisione sono uno dei mezzi più pratici ed efficaci per spiegare uno spettacolo, magari con l’intervento dell’artista in mostra, del regista o del compositore. Chi non è interessato al quarto d’ora di spiegazione può sempre venire giusto in tempo per l’apertura del sipario. Sarà il futuro dello spettacolo dal vivo a dover coraggiosamente fare i conti con nuovi moduli per presentarsi al pubblico, ma nascerà anche una nuova domanda per la televisione, finora prevalentemente appiattita sulla stupidità o al massimo sull’ approfondimento naturalistico. Analogo di scorso vale per i musei o le mostre concepiti come un magazzino temporaneo di opere, che per quanto belle comunicano la spocchia di chi pensa "se capisci, capisci, se no.. ". Trovo ingiusto attribuire solo alla scuola le colpe di una meno diffusa cultura musicale, teatrale o artistica. Non si possono caricare sulla scuola tutte le aspettative possibili. Chi si occupa professionalmente di educazione degli adulti ha materia per riflettere ed agire.
Antonio Lampis
Direttore della ripartizione cultura italiana
della Provincia autonoma di Bolzano
KULTUR IN SÜDTIROL
In letzter Zeit hat es in den Medien Südtirols eine häufige Debatte über das hiesige Kulturangebot gegeben. Es ist ein immer wichtiges Thema, wenn man bedenkt, dass das Theater in Italien und sogar in Deutschland wirtschaftlich stärker als Fußball geworden ist. 35 Millionen Theaterbesuche werden jährlich in Deutschland gemeldet. Aber nur knapp 8,7 Millionen Menschen haben in der Saison 2000/2001 die Spiele der 1. Fußball-Bundesliga in den deutschen Stadien verfolgt. "Dennoch kommt kaum jemand auf die Idee, diese Zahlen in Beziehung zu setzen und Theater ähnlich wie Fußball als Wirtschaftsfaktor zu sehen": so die Veranstalter des 3. Kulturwirtschaftstag Nordrhein-Westfalen, der vor kurzem in Dortmund organisiert wurde.Es ist dort, wie fast überall ein neues Interesse für das Kulturphänomen entstanden. Daher kann es nützlich sein, sich hier mit den Erfahrungen auseinanderzusetzen, die im Bereich der Kulturförderung für die italienische Bevölkerung gemacht worden sind, wo oft auch andere Wege, als die traditionellen, begangen wurden.
Welche Kultur für ein Grenzland?
Wenn man über die Kulturförderung in diesem Land nachdenkt, muss man sich mit ganz besonderen Aspekten auseinandersetzen, da sich in Südtirol zwei große Kulturen einander begegnen. Außerdem muß man sich auch mit den grundlegenden Problemen konfrontieren, die in fast allen westlichen Ländern vorhanden sind.
Drei Kulturgemeinschaften in einem kleinen Land verlangen einen besonders sensiblen Einsatz seitens der öffentlichen Verwaltung, denn die Leitung der Verschiedenartigkeit ist schwierig und die Absicht, alles gleich sehen zu wollen, wächst fast automatisch. Aus diesem und aus noblem, aber oft abstraktem Idealismus wird die Verschiedenartigkeit oft als ein Problem, statt als Vorteil betrachtet. In der Zeit der Vereinfachungen ist es immer schwieriger zu erklären, dass man nicht nur gegen die Gruppentrennung zu kämpfen, sondern auch Autonomiespielräume beizubehalten hat oder dass das Gegenteil zur Trennung nicht die Integration ist, weil Integration eine Abstraktion ist, die kein Beispiel auf der ganzen Welt findet. Indem man modischen Prinzipien folgt, versäumt man schnell das grundlegende Ziel, nämlich den Dialog, die Annäherung und die Konfrontation. Die Kulturen entwickeln sich aber mit diesen Elementen. Hinter den Sprachen gibt es tiefe Wurzeln und ein unermessliches Kulturvermögen. Laut Marco Paolini ist die Sprache nicht nur die Benennung der Sachen, sie "ist" die Sachen selbst. Um nicht von einem Extrem ins andere zu fallen, ist es zweckmäßig, zur Überwindung der Trennungen beizutragen und gleichzeitig sich nicht zu sehr einzubilden, dass alles, was gemischt ist, notwendigerweise auch gut ist. Man darf nämlich nicht vergessen, daß die Produktion im Kunst- und Kulturbereich nur gut ist, wenn sie nach strengen Qualitätsmaßstäben geschieht. Unser Land ist nicht das Zentrum der Welt aber unsere Thematiken sind meistens jene der europäischen Kulturdebatte. John Tusa, aufgeklärter Direktor des Barbican Centre, schreibt in seinem unersetzlichen Buch Art matters - Reflecting on culture: "Kein Mensch möchte einen Euro-Komponisten hören, der nach den vom Kulturressort der EU erlassenen Richtlinien arbeitet und der vielleicht den Humorsinn eines Deutschen, die Organisationsmethode eines Italieners, den Mut zum Experimentieren eines Belgiers, den Weitblick eines Engländers hat."
Einige Redeweisen und stilistische Merkmale gehören nunmehr zum allgemeinen Wortschatz, aber jenseits dieser Einheit gibt es wichtige Verschiedenheiten und andere Sensibilitäten.
John Tusa setzt seine Analyse fort: "Kein Engländer hätte je "Schuld und Sühne", kein Russe "Sense and sensibility", kein Deutscher den "Don Quichote" schreiben können. Heute wie noch nie interessiert sich das Publikum für die Verschiedenartigkeit. Außer diesem Thema, worüber hierzulande immer zu oft gesprochen wird, ist es möglich, sich mit den wichtigsten Problemen vieler europäischer Regionen zu befassen.
Welche Kultur für die Italiener in Südtirol?
Seit einigen Jahren hat das Land Südtirol laut der Richtlinien des landesrates Cigolla neue Prozesse angeregt, um den Kulturkonsum in seiner ganz besonderen Situation zu fördern. In der Tat sind das Zusammenleben von drei Sprachen und Kulturen, die kapillare Verbreitung des kulturellen Vereinswesens, jedoch mit einer traditionellen und oft konservativen Struktur und die fast totale Abwesenheit von privaten Sponsoren die emblematischen Merkmale unseres Landes. Etliche davon trifft man aber auch in anderen Regionen Europas, besonders was das Verhältnis Verschiedenartigkeit-Einheitlichkeit betrifft.
Die Realität beweist hierzulande eine relativ hohe pro-Kopf-Ausgabe im Verhältnis zur nationalen Situation im Bereich Kultur, eine kapillare und große Aufmerksamkeit für die Pflege des Kulturvermögens, was das Territorium beispielhaft gut und weit über europäische Standards getan hat.
Noch mangelhaft scheint hingegen die Vermittlung zwischen Kulturgütern und Gemeinschaft, wie es auch in Österreich und in einigen norditalienischen Regionen zu verzeichnen ist. Der hohe Einsatz der öffentlichen Verwaltung wird von der Bevölkerung geschätzt, aber er kann noch erhöht werden, vor allem wenn man bedenkt, dass sich der Kulturkonsum erst in der letzten Zeit spürbar erhöht hat, und das besonders bei Profi-Musik- und Theatervorstellungen, die heutzutage endlich auch über die nötigen Strukturen verfügen.
In dieser Situation haben sich die öffentlichen Verwaltungen die Frage gestellt, ob sie als einfache Verteiler von Finanzierungen für die Kultur oder als Förderer einer Strategie zur Verbreitung der Kultur in immer breiteren Bevölkerungsschichten sein sollen. Dieser zweite Weg wurde in unserem Land für die italienische Sprachgruppe eingeschlagen, die, verglichen mit der deutschen und ladinischen Sprachgruppe, eine jüngere Tradition im Kulturvereinswesen hat. Mit weniger Vergagenheitserbschaft konnte man sich mehr in der Gegenwart konzentrieren. Die ersten Schritte haben eine stufenweise Erhöhung der Ausgaben für direkte Initiativen bis zu 25% verzeichnet. Die Landesverwaltung hat ungewöhnliche, provokante und kapillare Kommunikationsarten im Bereich des Kulturkonsums angewandt. Parallel dazu wurden Aktivitäten organisiert, bei welchen der kommunikative Aspekt nicht nur auf die Information abzielte; er wurde hingegen auch zum Bestandteil desselben Kulturprojektes, das sich auch für diejenigen, die die Initiative verpassten, sicherlich als nützlich erwies.
Die besten Ergebnisse erzielte man fernab der bereits überstrapazierten Mega-Events, indem man den traditionellen Zuschnitt von Live-Veranstaltungen im Bereich der zeitgenössischen Kunst und der traditionellen künstlerischen Ausdrucksweisen in andere Begegnungsformen umwandelte, indem man sich - live - multimedialer Techniken bediente, von einigen Strukturen der hochqualifizierten Verbreitung via Fernsehen Gebrauch machte oder bekannte Persönlichkeiten präsentierte, die durch ihre mitreißende Erzählkunst den Zauber der verschiedenen kulturellen Welten erstehen ließen.
Wie in vielen Reisen mit Führung wurden Möglichkeiten analysiert und ausgetauscht für einen Zugang zum melodramatischen Schauspiel, zur zeitgenössischen Kunst, zu Sprachen und fremden Kulturen, zur Musik der DJ's wie zu der klassischen, zum Kennenlernen der Kulturgüter und der Geschichte des Landes, indem man für Letzteres eine Verlagsproduktion aufnahm, die denselben Mechanismen folgte und sogar micro-Fernsehsendungen erstellte, um auch jenes Publikum zu sensibilisieren, das Eurisko als "casa-lavoro-tv" (Wohnung-Arbeit-Fernsehen) definiert hat.
Das Ergebnis dieser Strategie zeigt nochmals, dass eine Kulturinitiative heutzutage Erfolg hat und die Leute überzeugt aus dem Hause zu gehen, wenn sie zwei Wünsche gleichzeitig erfüllt, nämlich Gefühle zu erregen und etwas zu lernen. Hinzu waren einige vorteilhafte Gegebenheiten zu verzeichnen und zwar die Wiederbelebung der Hauptstadt, deren Beispiel auch andere Gemeinden folgten, die Gewohnheit besonders bei den Jugendlichen auf dem Lande, den Abend in der Stadt zu verbringen und die ersten schüchternen Versuche einer öffentlichen künstlerischen Verschönerung der Städte. Das alles hat heftige und nützliche Debatten über die Art, Kultur zu machen, die das Interesse der Bevölkerung und der Medien erwecken, ausgelöst. Die in der Hauptstadt und auf dem Lande fertiggestellten Strukturen und die natürliche Begegnung verschiedener Kulturen haben dazu geführt, daß Bozen sich als europäische Kulturstadt beworben hat. In diesem komplexen Prozeß müssen auch die Privatbetriebe als Kultursponsorern noch mehr sensibilisiert werden.
Die Kulturräume
In den letzten Jahren haben sich viele neue unbedingt wichtige Kulturräume gebildet. Heutzutage stellt sich das Problem der Kosten, damit in diesen Kulturräumen ein Angebot an Veranstaltungen entsteht, das qualitativ der Schönheit ihrer Baustrukturen entsprechen kann: Man sollte nie Theater bauen und dabei nur hoffen, dass dort die Vereine einige Vorstellungen organisieren. Konsequenterweise müssen die Bilanzen diesen neuen Erfordernissen entgegenkommen. Es stellt sich daher die Notwendigkeit, dass die Nutzung dieser neuen Räume, ihre Vernetzung und die Festlegung von erleichterten Genehmigungen zur Nutzung seitens der im Territorium aktiven Vereine oder Körperschaften zu planen. Derzeit muss die Auffassung überwunden werden, wonach die Kulturstrukturen eine Art Behälter für diejenigen bilden, die sie in Anspruch nehmen. Die öffentliche Hand, die im wirtschaftlichen Bereich auch zu präsent ist, hat noch höhere Pflichten im Kulturbereich, die sie, in Anbetracht einer nicht korrekten Vorstellung der Subsidiarität nicht immer erfüllt. Die öffentliche Verwaltung ist verpflichtet Wahl zu treffen, indem sie die Kulturszene orientiert und die Neuerungen fördern will. Eine von den fortschrittlichsten Gesetzgebungen vorgeschriebene Methode ist die der Residenzen. Das heisst, dass für jeden Kultursaal oder -raum ein besonderes qualifiziertes Subjekt ausgesucht wird, das damit die Möglichkeit haben wird, sich bestens zu entwickeln, da es über ein Kulturhaus mit Vorgangsrecht und mit ermäßigten Tarifen verfügen kann. Sicherlich muss die Residenz durch transparente Verfahren und durch periodische Überprüfung des Kulturangebotes vergeben werden. Die Wahl des erstangemeldeten Kulturvereins auf Grund des Egalitätsprinzips ist nicht ratsam, denn diese Vorgehenssweise zeugt nicht von Verantwortung für die kulturelle Entwicklung des Territoriums.
Die Kulturausgaben
Der Einsatz für die kulturelle Entwicklung der Bevölkerung, für den Gewinn von neuem Publikum zum Kulturkonsum, für die Forschung, für die Vermittlung zwischen Kulturvermögen und Kulturgeniessern ist größtenteils eine wahre Investition im Menschenkapital, nämlich eine strukturelle Investition: es geht hier nicht um laufende Ausgaben, wie oft abschätzend behauptet worden ist. Hier geht es um die Vertiefung der großen Ergebnisse in der Wirtschaftsentwicklung und in der Zunahme der Investoren auf Grund der Zunahme der Kulturausgaben. Ich kann an eine emblematische Aussage von Albert Einstein erinnern, die monatelang mit riesengroßen Buchstaben in der neuen Tate Gallery von London stand: "Der wahre Vergleichsmaßstab für die Vitalität einer Stadt ist nicht ihre Wirtschaft, sondern ihre Kunst".
Wirtschaftsminister NRW, auch für Kultur zuständig, teilte in Dortmund mit: "Kaum ein Wirtschaftsbereich hat sich in den letzten Jahren so positiv entwickelt wie die Kulturwirtschaft. Allein in Nordrhein-Westfalen sind über 12.000 Unternehmen in den kulturwirtschaftlichen Teilmärkten Musikwirtschaft, Verlage/Buchhandel, Kunstmarkt, Darstellende und Unterhaltungskunst sowie Film- und Rundfunkwirtschaft tätig.
Trotzdem ist hier immer noch die Rede auf den Unterschied zwischen laufenden Ausgaben und Investitionsausgaben. Diese Begriffe, besonders im Bereich Kultur und in unserem Land, sind überholt. Die Investitionen für den kulturellen Fortschritt unserer Bevölkerung, für die Gewinnung von neuen Publikumsschichten für den Kulturverbrauch, für die Forschung und für die Vermittlung zwischen Kulturgütern und Kulturgeniessern ist wahre Investition im Menschenkapital und sie kann nicht als laufende Ausgabe betrachtet werden, außer man will altmodische, buchhalterische Unterschiedlichkeiten anführen.
Die Neuerungen
Oft hört man sagen, dass die Kultur Neuerungen benötigt. Aber in der Praxis ist es schwer sich daran zu erinnern, dass die öffentliche Kulturförderung, und vor allem die Förderung der zeitgenössischen Kunst, Risikofaktoren mit sich bringt. Paradoxerweise wünschen weite Bevölkerungsschichten das Bekannte wiederzusehen und das Neue zu ignorieren. So werden die alte Tänzerin bis zum Ende ihrer Karriere und auch der betagte Violinist mit seinem müden Arm immer ihre Fans haben. Das gilt größtenteils für alles, was wir "wunderschönes Kulturvermögen" nennen und was immer mehr einem Ritus und nicht mehr etwas Lebendigem ähnelt. Jedenfalls, glücklicherweise, hat das traditionelle Kulturangebot seine festen Institutionen und ein Netz von Vereinen, welchen die Unterstützung nicht fehlen darf. Es ist daher unerlässlich für die öffentliche Hand, ihren Einsatz zugunsten des Kennenlernens und der Entwicklung der zeitgenössischen Kunstströmungen zu erhöhen, ansonsten wird unsere Zeit von sich selbst sehr wenig den Nachfahren vererben und wir werden, mit dem Kopf nach hinter gewandt, weitergehen. Diese Wahl scheint vielen Kennern unpopulär, jedoch kommen dazu aufmunternde Zeichen gerade aus unserer Stadt: der Erfolg des Ballettsommers, der die überzeugte Zustimmung gerade bei den Vorstellungen zeitgenössischer Tanzkunst geerntet hat, der jüngste Erfolg von "Transart" und von jeder anderen Initiative, die neue Ansätze mit sich bringt und Zugang zu den modernen Technologien ermöglicht.
Das neue Publikum für Musik und Theater
Die Soziologen haben es endlich hervorgehoben, was die aufmerksamen Beobachter schon längst erkannt hatten: wir leben in einer Zeit von größter Zunahme am Kulturkonsum mit bis vor kurzem undenkbaren Begleitphänomenen. Der geringe politische Einsatz und andere Faktoren haben weite Bevölkerungsschichten dazu gebracht, nach Unterhaltung zu suchen, die geistig und sozial bereichern kann. Es ist keine leichte Aufgabe, der neuen und immer wachsenden Nachfrage an Kultur nachzukommen. Dabei soll man diejenigen vermeiden, die gute Tätigkeiten nur aus Selbstgefälligkeit anbieten und auch die leichten Vorstellungen, die auf die Art der Dorfunterhaltung Tausende von Besuchern versprechen. Die einen sollen daran erinnert werden, dass die leeren Stühle einen Schaden für die Kultur darstellen, die anderen, dass eine verführerische Dame ohne Büstenhalter eine noch höhere Zahl an Interessierten findet, aber das ist keine Sache für die Kulturassessorate.
Dabei etwas lernen, immer mehr erfahren
Man kann heutzutage feststelle, dass eine Kulturinitiative Erfolg hat, nämlich eine Person überzeugt, aus dem Hause zu gehen und für eine Eintrittskarte Geld auszugeben, wenn sie zwei Wünsche gleichzeitig erfüllt: Gefühle zu erregen und dabei etwas zu lernen. Trotzdem ist dieser zweite Aspekt lange unterschätzt worden. Groß ist der Spielraum für eine Synergie zwischen Kulturinstitutionen und z. B. Weiterbildungsvereinen, um eine organisierte Vorbereitung des Publikums zu erzielen. Ebenso groß ist der Leerraum, der für Regisseure, Künstler, Dirigenten, u.s.w. zu füllen ist. Es genügt nicht mehr zu denken: "ich kommuniziere mit meinem Werk". Das Bedürfnis zum Verstehen hat sich verbreitet. Die Idee einer Vorstellung als ein Ritus, der durch die Öffnung des Bühnenvorhanges anfängt, ist in vielen Fällen schon alt. Die Kultur wird immer weniger zelebrativ und konsumgerecht sein, wie Prof. Michele Trimarchi anmerkt, damit man sagen kann "ich war dabei". Sie wird hingegen konsumiert, weil sie dem Verlangen nach Information und Kenntnis entgegenkommt. Eine wichtige Gelegenheit ist durch das Vertrautsein des Publikums mit dem Fernsehen gegeben. Das kommentierte Bild und die vom Fernsehen entwickelten Techniken stellen eines der praktischsten und erfolgreichsten Mittel dar, eine Vorstellung zu erklären, und das vielleicht auch durch Interviews mit den betroffenen Künstlern, Regisseuren oder Komponisten. Wer für die Viertelstunde Einführung nicht interessiert ist, kann gerade zur rechten Zeit bei der Eröffnung des Vorhanges ankommen. Die Theatervorstellungen werden sich in Zukunft noch weiterentwickeln und das wird auch beim Fernsehen ähnlich sein, auch wenn es sich bis jetzt meistens der Stupidität oder der Naturforschung gewidmet hat. Eine ähnliche Überlegung gilt auch für Museen oder Ausstellungen, die als zeitweilige Lager von Kunstwerken dienen, und die, obwohl schön, den Hochmut derjenigen ausdrücken, die meinen "wenn einer versteht, gut, sonst.." Ich finde es ungerecht, die Schuld für eine wenig verbreitete musikalische, theatralische oder künstlerische Kultur auf die Schule zu abzuwälzen. Man darf der Schule nicht allein alle möglichen Erwartungen zur Last legen. Wer sich beruflich um die Weiterbildung beschäftigt, findet hier genauso Ansätze zum Nachdenken und zum Handeln.
Dr. Antonio Lampis
Direktor der Abteilung "Italienische Kultur"
der Autonomen Provinz Bozen
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